AMBIENTE OBESOGENO – FAMIGLIA OBESOGENA
L’ obesità è un problema di salute pubblica ed è in continuo aumento in tutto il mondo con dati allarmanti riguardanti l’età pediatrica, fascia di età in cui l’Italia detiene un triste primato.
L’eziologia dell’obesità è multifattoriale ed è caratterizzata dall’interazione tra fattori genetici predisponenti e fattori ambientali.
La ricorrenza familiare non è però legata esclusivamente al patrimonio genetico, ma dipende in buona parte dall’esposizione ai fattori di rischio ambientali, primo fra tutti lo stile di vita appreso in famiglia.
Un bambino obeso ha nell’ 80% dei casi un genitore obeso.
Inequivocabilmente le abitudini nutrizionali del bambino sono condizionate dalla famiglia, ed è proprio dal coinvolgimento dell’intero nucleo familiare che deve partire l’intervento di educazione alimentare.
Un sano esempio genitoriale è fondamentale già dai primi mesi di vita del bambino per favorire lo sviluppo di buone abitudini.
La percezione di “giusto”/”sbagliato” è frutto dell’apprendimento e i genitori rappresentano il primo modello comportamentale per i propri figli, per cui devono impegnarsi ad essere “buoni modelli”, ma soprattutto “credibili”. Non si possono vietare le merendine e poi comprarle e tenerle in dispensa, o peggio, mangiarle davanti a lui!
Soprattutto deve esserci unità d’intenti perché i bambini percepiscono il comportamento ambivalente e incoerente dei genitori e potrebbero utilizzare il cibo come strumento di ricatto e di manipolazione ostacolando il cambiamento.
Il pasto deve essere un momento sereno per favorire l’apprezzamento di nuovi gusti, ma occorre tempo e perseveranza.
Perseveranza nel raggiungimento dell’obiettivo che è quello di ridurre il rischio; e possibilmente evitare; che il bimbo obeso diventi un adolescente e un adulto obeso.